1878. In questi ultimi giorni è stato davvero uno strano spettacolo vedere i minatori che rincasavano sulla neve bianca al crepuscolo. Gli uomini sono completamente neri: quando risalgono dalle miniere sembrano degli spazzacamini. Più che case, le loro piccole abitazioni si dovrebbero chiamare capanne; sono disseminate lungo le stradine, nel bosco e sui versanti delle colline. Qua e là si vedono tetti coperti di muschio e la sera le luci brillano dalle piccole finestre. Dio dobbiamo immaginarlo come un povero lavoratore col volto segnato dalla fatica, dal dolore e dalle sofferenze… Senza ricchezze o splendore ma con un’anima immortale.
Ti scrivo per dirti quanto ti sono grato per la tua visita. Da molto tempo non era più come una volta tra noi, non è molto meglio essere amici, che non morti l’uno per l’altro? Tanto più che finché non si è veramente morti, è falso e anche infantile pretendere di esserlo.
Le ore che abbiamo trascorso insieme ci hanno almeno dato la certezza di essere tuttora entrambi nel mondo dei vivi.
Camminare con te mi ha dato una sensazione che non provavo più, come se la vita fosse qualcosa di prezioso da tenere caro e mi sono sentito più vivo e più allegro di quanto non mi sia sentito da mesi…
Man mano la vita mi è diventata meno importante, meno preziosa, quasi indifferente. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro per compiere lo stesso cammino.
Come compagni di viaggio, la stima che abbiamo di noi stressi dipende molto dai nostri rapporti col prossimo. Come chiunque altro, io sento il bisogno di una famiglia, di amicizia, di affetto, di rapporti cordiali: non sono fatto di ferro o di sasso come un idrante o un lampione, non posso vivere privo di tutto senza sentire un grande senso di vuoto.
Ma per il momento non me la sento di tornare a casa, preferirei rimanere qui.
Ripenso naturalmente anche alle nostre discussioni. Discorsi già sentiti molto spesso. Progetti per migliorare la mia situazione, cambiamento d’ambiente per rimettermi in forze e tuttavia… Non irritarti con me se ti dico che mi fanno un po' paura.
Il tempo trascorso ad Amsterdam è ancora vivo nella mia memoria. Nonostante la saggezza e le migliori intenzioni, sai come tutto sia miseramente fallito. Rabbrividisco ancora al solo pensarci, è stato il periodo peggiore della mia vita. Temo un nuovo fallimento se dovessi seguire altri saggi consigli dati con le migliori intenzioni. Se non impariamo dall’esperienza, da cos’altro dovremmo imparare?
Dovevo lottare per raggiungere le meta, mi si diceva. In verità vi dico... che io oggi non vi aspiro più, non ho più tale ambizione. Anche se un tempo tutto questo mi sembrava giusto. Migliorare la mia vita? Credi che non voglia farlo o che non ne senta il bisogno?
Lo vorrei profondamente ma temo che quei rimedi possono rivelarsi peggiori del male stesso.
È forse da biasimare un malato che esige d’esser curato da un bravo medico e non da un ciarlatano?
Non penso questi di te, non fraintendermi! Penso che io abbia bisogno di una medicina più efficace.