A RadioRadicale le prime notizie sull’attacco in Siria commentate da Giordano Stabile (Inviato de La Stampa in Medio Oriente), Giampiero Gramaglia (Direttore di Affari Internazionali), Stefano Polli (Vice Direttore dell’Ansa) e Mariano Giustino (Corrispondente per RadioRadicale dalla Turchia).
Conducono Roberta Jannuzzi (Giornalista di RadioRadicale) e Francesco De Leo
Donald Trump ha sciolto le riserve e, a una settimana dall’attacco chimico alla città siriana di Duma, ha ordinato la rappresaglia in stretto coordinamento con Londra e Parigi. Lo ha fatto in diretta tv in un drammatico discorso alla nazione, in cui ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito “un mostro” che massacra il proprio popolo. E, come raccontano alcuni testimoni, i primi missili Tomahawk cadevano su Damasco e Homs proprio mentre il presidente americano stava ancora parlando, intorno alle 22 ora di Washington, le tre del mattino in Italia. Per ora si è trattato di una ‘one night operation’, un’operazione unica durata poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati colpiti principalmente tre obiettivi, come ha spiegato il Pentagono: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo. I missili sono partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso.
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