Quando ascoltiamo la storia di una persona uccisa dai fascisti, ci aspettiamo sempre un epilogo violento. Invece, anche le bastonate e le torture possono essere letali a distanza di tempo, come una fibra d’amianto.
Pico Mariani morì a Parigi, nel 1926, e il suo nome non starebbe in Veglione rosso, se attorno a lui non ci fosse stata una vasta comunità di esuli correggesi, gente che se lo ricordava malato ancor prima di emigrare. Anzi: che se lo ricordava emigrante proprio perché malato, rotto nel fisico dagli attacchi squadristi, e costretto a scegliere tra la fuga all’estero e la certezza di una nuova, fatale aggressione.
Purtroppo, quelle che aveva già subito si rivelarono sufficienti, lontano da casa, dopo mesi di sofferenze.
Nell’audioracconto che gli abbiamo dedicato, la musica è composta da Antonio Macaretti, che la suona con la sua fisarmonica insieme a Stefano Pilia (chitarra) e Mattia Cipolli (violoncello). I testi e la voce sono di Wu Ming 2.
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