ciesse
Tutti noi Montelusani ci sentimmo stringere il cuore, allorchè vedemmo per la prima volta scendere dall’alto e vetusto Palazzo Vescovile, a piedi tra i due segretarii, incontro al sorriso della nostra perenne primavera, lo scheletro intabarrato di questo vescovo nuovo: alto, curvo su la sua trista magrezza, proteso il collo, le tumide e livide labbra in fuori, nello sforzo di tener tutta la faccia incartapecorita, con gli occhialacci neri su l’adunco naso
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